I miei passi da Freelance… 13 anni dopo

Se qualcuno mi avesse detto tredici anni fa che sarei sopravvissuto a scadenze al limite del possibile, preventivi mai accettati, clienti spariti e notti passate a correggere righe di codice… probabilmente non ci avrei creduto. Eppure sono ancora freelance, con tante storie da raccontare e nuove esperienze dietro l’angolo.

Sono sempre Sergio Soci, nato il 24 febbraio 1988 a Milano, lo stesso nerd appassionato di videogiochi, anime, manga e Dungeons & Dragons. Ma oggi sono più consapevole, più preparato al futuro. Con il tempo ho imparato dai miei errori (e da quelli dei clienti) come affrontare e risolvere ogni situazione spiacevole. Ho capito con chi voglio e preferisco lavorare, e chi invece rischia solo di portare problemi.

Dopo i primi anni da freelance, sono riuscito ad ampliare il mio bacino di colleghi, collaboratori e agenzie che, in un modo o nell’altro, hanno avuto occasione di conoscermi. Ho mantenuto rapporti e oggi posso ritenermi fortunato di avere un network di lavoro solido e stimolante. Credo che il segreto per costruire una rete così sia una sola regola:

Muoversi tanto, non restare troppo nello stesso posto.

La mia vera postazione da lavoro a casa

Ho lavorato per circa due anni in una startup in centro a Milano. Un giorno arrivò un professionista SEO a fare una formazione base al team: mi colpì subito per la sua professionalità naturale, evidente in ogni dettaglio. Qualche mese dopo lo contattai per proporgli un cliente che cercava servizi che io non offrivo. Da lì è partita una collaborazione bellissima: abbiamo lavorato insieme per molti anni, affrontando progetti importanti come il sito di Melinda — la mela più famosa d’Italia — e gestendo diversi portali del gruppo Barilla. Lavorare al sito delle Gocciole, il mio biscotto preferito, è stato un piccolo sogno realizzato. 😄

Mentre invece alcune volte, non tutte le collaborazioni finiscono bene: incomprensioni, mancate intese o comunicazioni gestite male possono incrinare i rapporti. Fa parte del gioco. Ho imparato però a non bruciare i ponti con nessuno, nemmeno quando sarebbe facile farlo. Tutti possiamo sbagliare: la vera professionalità sta nel come si rimedia. Questo approccio mi ha permesso, anni dopo, di essere ricontattato da agenzie con cui inizialmente non ero rimasto in buoni rapporti. Ho verificato che ciò che non funzionava fosse stato risolto, e oggi collaboro ancora con una di queste agenzie, che nel frattempo è cresciuta molto.

Da tutte queste esperienze non ho guadagnato solo sul piano economico, ma soprattutto sul piano umano: colleghi e collaboratori che con il tempo sono diventati amici. Molti di loro erano ex colleghi d’ufficio, e mantenere un buon clima nei rapporti di lavoro è stato fondamentale. Per me l’ambiente conta: se manca armonia, il lavoro diventa un semplice “vado, faccio il mio, torno a casa”. Io ho sempre preferito l’idea di andare a lavoro con il piacere di rivedere i colleghi. Non è solo fortuna: il carattere e l’atteggiamento di ciascuno possono davvero contribuire a rendere un team più unito e l’ambiente più piacevole.

Non so se sono stato fortunato, ma in ogni agenzia dove ho fatto consulenza ho sempre trovato un team che mi ha regalato non solo colleghi, ma amici.

Con tutte queste esperienze riassunte in poche righe, posso tirare le somme del mio percorso fino a oggi. Fare il freelance con convinzione non è facile: ci sono tanti pro e tanti contro. Ho imparato presto l’importanza dell’organizzazione, che fa davvero la differenza. Ho imparato la precisione nella gestione delle entrate e delle uscite, un altro tassello fondamentale. E soprattutto ho capito che la vera chiave sta nella qualità del lavoro, nell’impegno e nella dedizione costante. Sono questi gli ingranaggi che muovono davvero le opportunità: grazie a loro, ancora oggi, i miei nuovi contatti nascono quasi esclusivamente dal passaparola di chi ha lavorato con me in passato — e spesso continua a farlo.

Come il precedente articolo “I miei primi passi da freelance”, anche questo non vuole essere un manuale o un insegnamento su questa carriera, ma semplicemente un racconto. Un diario di viaggio, una riflessione su dove ero, dove sono oggi e dove voglio andare da qui in avanti. Se in qualche modo potrà ispirare o influenzare qualcuno a intraprendere questo percorso, sarà solo un valore aggiunto.

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