Da molti anni a questa parte, il famigerato social network inizialmente definito “il Facebook del lavoro“, acquisito da Microsoft nel 2016, è una colonna portante per molte aziende e settori. Vediamo come negli ultimi tempi le cose sono cambiate rendendo questa remunerativa piattaforma un social come tanti.
Come spesso accade, l’incremento di utenti e la fame chimica di capitalismo delle grandi aziende, sta minando il famoso portale del lavoro. In quale modo? Per esempio, andando indietro di un paio d’anni, la situazione era molto differente, le richieste di contatto e i messaggi privati in posta, avevano una selezione mirata, ricercata e di reale interesse, di conseguenza una probabilità molto più alta di trasformare il contatto in una collaborazione o assunzione lavorativa.
Le piccole aziende contattavano dopo avere letto e approfondito il profilo di un possibile candidato, viceversa, un utente che mandava una candidatura riceveva gran parte delle volte un feedback, positivo o negativo che fosse. Ricevere una risposta è una questione di rispetto, tempo e professionalità. Cerchiamo d’immaginare la persona incaricata di trovare la nuova figura, evitando algoritmi e “soluzioni veloci“, si metteva alla ricerca con un’analisi reale e approfondita delle possibili competenze, contattando di conseguenza con un vero messaggio, professionale e mirato la possibile o il possibile candidato, chiamandola per nome e rivolgendosi specificatamente alla figura. Quello che succedeva, a prescindere dal risultato, era una relazione tra azienda e persona, quello che oggi manca totalmente.
Oggi mi ritrovo continuamente messaggi auto compilati, scritti meccanicamente in modo da cambiare soltanto il Nome e Cognome dell’utente, inviandolo a chissà quanti altri, la questione più grave che accennano spesso a doti e skills definendo il nostro profilo in linea con una possibile opportunità di lavoro, nonostante queste doti e queste skills siano completamente assenti dal nostro profilo…
Se inizialmente possiamo riderci sopra, a lungo andare questa mancanza di attenzione, ha contaminato molto la mia visone e l’utilizzo del famoso social. Parlo in prima persona ma ho molti collaboratori che hanno lo stesso pensiero. Provo a immaginare, anche in questo caso, la figura che nel 2020 deve trovare possibili candidati per una posizione lavorativa, il pensiero che riesco a vedere è il seguente: “ho bisogno di uno sviluppatore Java, cerco semplicemente qualsiasi utente abbia la parola sviluppatore o developer nel proprio profilo e mando il contatto con lo stesso identico messaggio per tutti”. Sembrerò drastico ma la legge dei grandi numeri non funziona in questo caso, anzi danneggia la società, il lavoro e le relazioni. Non siamo numeri.
Qualche settimana fa, ho ricevuto un ennesimo messaggio precompilato e completamente fuori luogo, ai quali molte volte perdiamo tempo a rispondere nella speranza di concretizzare una collaborazione e da cui spesso non riceviamo feedback, ho deciso di rispondere educatamente ma chiaramente esponendo l’idea verso le grandi aziende di Recruitment. É stato più uno sfogo personale che una risposta alla persona che mi ha contattato, dove ho elencato tutti i problemi che noto nei contatti da parte di queste aziende (tutte leader nel settore). Voglio discolpare totalmente le figure che hanno questi incarichi, la responsabilità va addossata ai “piani alti“, le direttive, per esperienza, arrivano sempre dall’alto, giuste o sbagliate che siano. Le persone adoperano metodi e policy aziendali per regole interne.
Trovo messaggi pieni di richieste di contatto e proposte di possibili lavori o assunzioni (nonostante ho scritto ovunque che sono un freelance) da HR e HH di ogni genere, che non si degnano minimamente di visitare il mio profilo, motivo per cui oggi Linkedin è diventato uno strumento di condivisione e accrescimento della propria immagine, è passato da essere il Facebook del lavoro a essere l’instagram del mestiere.
“Credo nel progresso ma non nello sviluppo” diceva Pasolini durante una famosa intervista. Questo è l’ennesimo esempio di una citazione immortale, inventiamo un social per agevolare relazione professionali, lavoro, recruitment, contatti e in fine ne facciamo l’uso sbagliato e non solo, lo contaminiamo completamente. Come è anche successo con Facebook e Instagram. Questa non vuole essere una lamentela, ma un pensiero costruttivo, per poter tornare a usare questa piattaforma per costruire relazioni e collaborazioni umane e non sentirci un “risultato di ricerca” di qualche algoritmo.
La qualità del lavoro è data sempre dal tempo dedicato, la via di mezzo tra velocità e qualità è spesso la corretta via, dritto al punto ma senza fretta, ne troppo lenti per non rischiare di perdere di vista il target finale, ne troppo veloci per oltrepassarlo e perdersi in un mare di numeri.